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Critics

Antologia - di Gregorio Rossi

Luca Zampetti presenta “Guarda, stupisciti, illuminati”; con le immagini di quattro presidenti donna dell’America Latina, compresa l’attuale del Costa Rica, un invito alla riflessione sul coraggio e sull’innovazione che queste “giovani” democrazie dimostrano.....

Maurizio Sciaccaluga ha scritto che la pittura di Zampetti può essere definita “cinematografica” nonostante che ovviamente il dipinto è muto rispetto al film e Luca Zampetti gli risponde che la sua opera è una sintesi, un condensare interi spezzoni. Sempre Sciaccaluga si chiede come e quando la figura umana è entrata nei quadri rimasti per lungo tempo deserti dalla presenza delle persone; cioè palazzi, fabbriche, uffici… i personaggi rimanevano fuori, in opere a se stanti. Poi il rapporto tra figura e sfondo si è evoluto divenendo più dinamico anche per arrivare ad una maggiore completezza del racconto, così da avvinarsi ancor più alla sequenza cinematografica.
Beatrice Buscaroli scrive che Luca Zampetti, pur sviluppando una ricerca pittorica, autonoma e ben riconoscibile, usufruisce dell’esperienza della mitica rivista alternativa Frigidaire. Questo pittore affonda le sue radici nell’opera pittorica disegnata, le sue rappresentazioni sono costruite più dal tratto che dalla pennellata vera e propria. La ricerca di Zampetti è bilanciata in un continuo eccesso: da un lato la tradizione, dall’altro il fumetto, nelle tematiche l’attualità più stretta, nelle tecnica una dichiarata conservazione. Un connubio originale provocatorio, spesso spiazzante, ma assolutamente contemporaneo.
Le donne di Zampetti incarnano lo stereotipo femminile del nostro tempo. Affannate, pensose, inserite da protagoniste nel frenetico mondo d’oggi, attente al “ glamour” dei loro abiti, ma introspettive nelle espressioni… Una sociologia complessiva che riguarda più il costume che le persone che la popolano… Un sociale privo di condanne, di facili giudizi moralistici. Lo scenario è la città di oggi e ognuno sa cosa può celarsi dietro ad uno sguardo basso o ad un silenzio prolungato… Il silenzio in realtà non è che un documento, una sorta di fermo-immagine sul mondo, sulla vita vissuta soprattutto nella sua velocità, nella sua frenesia…
Ancora Maurizio Sciaccaluga scrive che viviamo i tempi del glamour e dell’inquinamento, l’epoca in cui il fashion prolifera mentre l’ambiente si consuma. Scrive che sui media e nei locali alla moda è tutto un esagerato moltiplicarsi di tessuti multicolori e parallelamente su altri media si lanciano accorati appelli di preoccupazione per salute del pianeta. Mentre nelle sfilate impazzano fantasmagoriche cromie, ci stiamo giocando il verde degli alberi ed il blu degli oceani.
Nei quadri di Zampetti le figure si spengono mentre si illuminano gli ambienti, riprendono vigore i panorami.
Quella di Zampetti è una sorta di pittura a raggi x, inquadra l’attualità ma mette in evidenza il mondo; è un bestiario apocalittico alla Borges che non crea nuovi mostri ma rivela quelli che le persone si portano dentro. L’artista con uno stile immediato e diretto, memore della lezione di un Charles Bukowski, rivela cosa si nasconde dietro una patina di facile ottimismo.
Mimmo Di Marzio afferma che questo artista, pur riferendosi alla grande cinematografia ed ai personaggi che abbiamo visto come miti fin dall’infanzia, trasforma gli eroi in antieroi ed il mito prevale attraverso una coralità di simboli.
Robert Bresson dichiarò sul cinema che non deve esprimersi per immagini ma attraverso rapporti di immagini, così come un pittore non si esprime per colori ma attraverso rapporti di colori . D’altronde Federico Fellini confessava che nella gioventù aveva pensato ad un suo futuro di pittore e che era incantato da tutti coloro che vedeva o disegnare o dipingere.
Luca Zampetti porta la poetica del cinema sulla tela e tenta di raffigurarne l’anima con rispetto e raffinata devozione.
ti (e stranianti) monocromatismi del Paesaggio In Bianco e Nero o di Dal Basso Si Scorgea Il Grano, fino all’uso estensivo di una tecnica introdotta in tempi relativamente recenti nell’arte occidentale ma dalla lunga storia che affonda le radici nella tradizione giapponese: il raku.
Riguardo le influenze storico-filosofiche nell’opera della Damati, non si può tacere l’importanza fondamentale che hanno ricoperto nei suoi confronti le suggestioni della Divina Commedia, ispirazione per un intero ciclo di opere dell’artista marchigiana, intitolato Dall’Inferno Di Dante. Ricordiamo, a questo proposito, tra gli altri, Peccati Carnali, ovvero la raffigurazione della “bufera infernal che mai non resta”, la punizione per contrappasso del cerchio dei golosi, o Avari E Prodighi, che riprende quella stessa pena a questi peccatori destinata: spingere pesi da un semicerchio all’altro, forzatamente scontrandosi con il gruppo opposto.

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